lunedì 17 giugno 2013

L’AMIANTO UCCIDE ANCHE I FINANZIERI, COSA PUO' FARE LA GDF PER PROTEGGERE NEL MODO MIGLIORE I SUOI MILITARI – di Giuseppe Fortuna

L’AMIANTO UCCIDE ANCHE I FINANZIERI, COSA PUO' FARE LA GDF PER PROTEGGERE NEL MODO MIGLIORE I SUOI MILITARI – di Giuseppe Fortuna

L’AMIANTO UCCIDE ANCHE I FINANZIERI, COSA PUO' FARE LA GDF PER PROTEGGERE NEL MODO MIGLIORE I SUOI MILITARI – di Giuseppe Fortuna


«Sono entusiasta per questa sentenza, ma mi arrabbio pensando a quante tragedie sul lavoro, con o senza l'amianto di mezzo, sono state dimenticate dalla giustizia». Questo il commento del procuratore aggiunto della Repubblica di Torino, Raffaele Guariniello, riportato dalla stampa alla sentenza d'appello del processo Eternit emessa due giorni fa dalla Corte di Appello del capoluogo piemontese. E il magistrato continua: «a Torino e in altre città si fanno i processi sulla salute di lavoratori e cittadini mentre altrove non si sa nemmeno cosa sono questi processi. Non c'è¨ la cultura e non c'è¨ la specializzazione dei magistrati». 

Prendendo spunto dalle parole del dott. Guariniello, la cultura del contrasto ai danni devastanti dell’amianto sembra carente non solo nell’ambito della magistratura, ma anche nelle forze armate e di polizia. Il 9 luglio del 2012, ad esempio, l’allora ministro della difesa Di Paola nella risposta scritta a un’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole Maurizio Turco proprio in materia di amianto (la n. 4/13579, seduta di annuncio n. 534 del 13/11/2011) scrisse: “il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha comunicato di non avere elementi informativi in merito alla specifica materia”. Ebbene, secondo l’Osservatorio Nazionale sull’Amianto (ONA), di cui fa parte anche il Comitato nazionale “Esposti e vittime amianto dei militari appartenenti alla Guardia di Finanza ONA onlus”, in diverse caserme ci sarebbe ancora oggi presenza di amianto, specie nei tetti dei capannoni, nei sistemi frenanti di aerei Piaggio impiegati dal Corpo, dall’Aeronautica e dalla Marina militare ed in alcune unità navali delle Fiamme Gialle.

In verità , per le infrastrutture il Comando generale del Corpo ha dato disposizione ai reparti dipendenti di fare una attenta disamina delle emergenze segnalate e un censimento degli impianti e manufatti contenenti amianto valutando il rischio di esposizione e disponendo di dare avvio ai lavori di risanamento e di bonifica. Ma sotto il profilo della cultura e dell’informazione al personale, a nostro avviso, si deve fare decisamente di più. Ci è stato segnalato, ad esempio, che se si inseriscono su YouTube le parole “Guardia di finanza sequestro discariche abusive amianto” appaiono alcuni video di finanzieri che, pur essendo impegnati in attività di sequestro di aree contaminate da materiale cancerogeno, non adottano alcuna precauzione. Ma ci sembra ci sia carenza di informazioni e necessità di sensibilizzazione al pericolo anche per i finanzieri a contatto con gli aeromobili Piaggio P166DL3, nei cui sistemi frenanti è stata segnalata la presenza di amianto nel 2004 con una prescrizione tecnica della Direzione degli Armamenti Aeronautici del Ministero della Difesa che, nello stabilire che detti impianti dovevano essere sostituiti per la presenza di amianto, inspiegabilmente ne ha consentito l’impiego sino alla ricezione del materiale di nuova concezione

Ma oltre a una mancanza di informazione nei confronti dei lavoratori, anche il quadro normativo nazionale di riferimento in materia di amianto NON APPARE ASSOLUTAMENTE ADERENTE ALLE DIRETTIVE COMUNITARIE.

Il datore di lavoro, infatti, stando agli articoli 250 (notifica all’organo di vigilanza competente), 251 (misure di prevenzione e protezione), 259 (sorveglianza sanitaria) e 260 (registro di esposizione e cartelle sanitarie e di rischio) del decreto legislativo 81 del 2008 è obbligato ad assolvere i precisi obblighi indicati negli articoli citati solo se emerge un superamento dei “limiti di soglia” che, ad oggi, sono fissati in 0,1 fibre/cm cubo di aria (art. 254 d.lgs. 81/2008). Ma tali disposizioni SONO IN CONTRASTO sia con le indicazioni della direttiva 2009/148/CE, della precedente direttiva 477/83/CEE e della direttiva 77/99/CEE per le quali non è stato ancora individuato un livello massimo di esposizione sotto il quale l’amianto crisotilo non presenta rischi cancerogeni. 

Dove andrebbe modificata la normativa nazionale? E quali azioni la Guardia di Finanza dovrebbe intraprendere per tutelare al meglio la salute dei propri militari?

A nostro avviso, a livello normativo sarebbe indispensabile:
1)      predisporre ed emanare un testo unico in materia di amianto;
2)      portare a zero i limiti di soglia di cui all’art. 254 del d.lgs. 81/2008 per obbligare il datore di lavoro alle osservanze delle incombenze ad esso spettanti al di là di ogni valutazione del rischio.

Il Corpo, invece, potrebbe:

- censire tutto il personale che ha prestato servizio e che continua a prestare servizio in condizioni di rischio accertato o ipotizzato, e dar luogo ad una profilassi per monitorare la salute dei militari esposti;

- attuare una doverosa informazione sul rischio morbigeno per esposizione all’amianto, assicurandosi che sia estesa a tutto il personale, compreso quello comandato di servizio per sopralluoghi o sequestri di aree dove è ipotizzata la presenza di amianto;

- fornire adeguati sistemi di protezione al personale di cui al punto precedente;

- abrogare la circolare n. 12000/100/1^ del 01.02.2006, che non riconosce al personale del Corpo i benefici previdenziali di cui all’art. 3 del decreto interministeriale del 27 ottobre 2004 (attuativo dell’art. 47 del D.L. 30/09/2003 n. 269 convertito in legge 24 novembre 2003, n. 326);

- adeguare le disposizioni interne al parere del Consiglio di Stato (Sezione terza) n. 01693/2010 reso in data 4 maggio 2010, su richiesta dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Difesa riguardo l’applicazione dell’art. 1 comma 564, della legge 23/12/2005 n. 266 che stabilisce <<… esaminati gli atti con cui il Ministero della Difesa espone i delicati problemi connessi all’insorgenza delle patologie, anche mortali, contratte in servizio e per causa di servizio da personale militare e civile della difesa a seguito di esposizione all’amianto, e con cui si pone la questione riguardante l’inclusione delle infermità “asbesto-correlate” contratte dal citato personale tra quelle che, ai sensi dell’articolo 1, comma 564, della legge 23 dicembre 2005 n. 266, consentono l’equiparazione dei destinatari alle “vittime del dovere”, precisa che ai fini del riconoscimento della condizione di equiparato alla vittima del dovere, è necessario e sufficiente che il militare abbia contratto l’infermità in occasione o a seguito dello svolgimento della propria attività di servizio a bordo delle unità navali, ovvero, su mezzi o in infrastrutture militari nelle quali era documentabilmente presente amianto.>>

Nella speranza che l’intervento sulla materia avviato dal Comando Generale del Corpo vada oltre la ricognizione di luoghi e strutture e soprattutto oltre la raccolta di informazioni generali su patologie absesto correlate (come richiesto lo scorso novembre dall’ufficio Sanitario di via Sicilia), è forse opportuno evidenziare che da marzo 2012 è operativo il Comitato nazionale “Esposti e vittime amianto dei militari appartenenti alla Guardia di Finanza ONA onlus”, presso l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) onlus e che eventuali informazioni o consulenze possono essere richieste via mail all’indirizzo di posta elettronica ona.gdf@gmail.com.


GIUSEPPE FORTUNA
Segretario generale Ficiesse

lunedì 27 maggio 2013

aumento Ipt in Provincia di Varese

                              

                                http://lagrandefamiglia-consumatori.blogspot.it/ 
                                  ASSOCIAZIONE   A TUTELA DEI CONSUMATORI
                                           e-mail: aeroportomalpensa@gmail.com
                                           tel.3473142298

                               logo la grande famiglia (1) []

                                     comunicato ai consumatori 

         Aumenti, aumenti, aumenti anche in provincia di Varese

Abbiamo sottomano una circolare inviata alle agenzie automobilistiche con cui si prospettano aumenti, che potevano essere retroattivi e invece bontà loro, sono entrati immediatamente in vigore.
La Provincia di Varese con delibera 147 del 13.05.2013 ha aumentato del 30% le tariffe Ipt.
Cosa è l'Ipt? Questo è quanto si trova nel sito dell'Aci:”
Importo dell’imposta provinciale di trascrizione (IPT)
L’IPT è un’imposta dovuta per ciascun veicolo al momento di alcune richieste all’ufficio provinciale ACI (PRA) il cui importo base è stabilito con Decreto del Ministero delle Finanze.
Le 
Province possono deliberare di aumentare l’importo stabilito dal Ministero fino ad un massimo del 30%: consultare la tabella riassuntiva per conoscere gli importi IPT deliberati da ciascuna provincia”
Gli aumenti ci sono stati ovunque e la Provincia di Varese, ha applicato il massimo.
Nel momento di crisi terribile ciascuno si arrangia come può, ma gli enti pubblici come la Provincia ( che dovevano essere aboliti n.d.r.) non ci fanno una bella figura a chiedere ed esigere immediatamente gli aumenti e pure nella misura più alta possibile.
Tutto legale ma opportuno?

Giuseppe Criseo

                Presidente associazione consumatori La Grande Famiglia”
                     http://lagrandefamiglia-consumatori.blogspot.it/ 

              Presidente  associazione automobilisti 
               “Auto Nostra”
                http://autonostra.it/ 

                Segreteria Generale Sindacato Europeo dei Lavoratori
                http://www.sindacatoeuropeolavoratori.it/ 

                                           p.s. segue documento in questione
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sabato 25 maggio 2013

Ius Soli. Il comune di Lecce condannato a riconoscere la cittadinanza al figlio di immigrata nato in Italia

COMUNICATO STAMPA

Ius Soli. Il comune di Lecce condannato a riconoscere la cittadinanza al figlio di immigrata nato in Italia. Manuele è cittadino italiano a tutti gli effetti

Nel pieno della discussione sullo Ius Soli arriva un’ordinanza del tribunale civile di Lecce che pochi giorni fa ha riconosciuto la cittadinanza ad un giovane nato in Italia da genitori migranti.
La seconda sezione civile del Tribunale di Lecce, in un provvedimento depositato l'11 marzo ma reso noto solo pochi giorni fa, ha sancito che “Se gli affidatari del minore non hanno effettuato le dovute richieste, l’interessato non ha, per motivi legati all’età, alcuna responsabilità per fatti od omissioni altrui”. Insomma, è alla luce di questo che, secondo i magistrati pugliesi, hanno il pieno diritto di essere riconosciuti come cittadini italiani tutti coloro che sono nati in Italia e che abbiano soggiornato sul territorio nazionale fino al raggiungimento della maggiore età. Anche se non hanno avuto l’iscrizione all’anagrafe. Anche se sono sprovvisti di titolo di soggiorno sin dalla nascita. Ragionando a posteriori, infatti, se oggi avessero tutti i requisiti per ottenere sia l’una che l’altro, non possono essere penalizzati.
La sentenza in commento è un chiaro esempio che il diritto vive anche dentro testi immobili: coraggiosa e innovativa, ha saputo offrire una lettura nuova di una legge vecchia, restando sempre saldamente ancorata a concetti giuridici incontrovertibili.
A.M., è figlio naturale di A.S., cittadina delle Filippine, e di padre non noto. Al momento del parto (30.1.1993) la madre era irregolarmente soggiornante nel territorio nazionale; ciò non di meno, tre giorni dopo, si recava presso l’ufficio anagrafe del Comune, per registrare la nascita del piccolo.
Dopo appena quaranta giorni dalla nascita, il Giudice Delegato presso il Tribunale dei Minori di Lecce, preso atto della grave situazione di indigenza in cui versava il nucleo familiare (la madre era clandestina e disoccupata ed era stata vieppiù abbandonata dal compagno - padre naturale del minore), il piccolo veniva collocato in via di urgenza presso un istituto minorile; la decisione veniva ratificata dal Collegio Minorile.
Con successivo provvedimento del 16.12.1994, il minore veniva affidato ai coniugi P.–C., che lo accoglievano in famiglia rivolgendogli attenzioni ed amore come se fosse un loro figlio; così come, del resto, essi rappresentavano e rappresentano per l’esponente quei riferimenti genitoriali che la sorte non gli aveva dato dalla nascita.
In questo nuovo contesto, il minore ha frequentato le scuole dell’obbligo, fino al diploma; si è sottoposto alle vaccinazioni obbligatorie; ha avuto il suo permesso di soggiorno, la tessera sanitaria e la carta di identità.
Così, raggiunto finalmente il traguardo dei 18 anni, si presentava presso il Comune per dichiarare la propria volontà di diventare a tutti gli effetti cittadino italiano, avendone da molto tempo acquisito la cultura, la lingua e lo stile di vita.
L’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Lecce rigettava la richiesta <>.Contro questo provvedimento AM ha promosso ricorso innanzi al Tribunale di Lecce, che lo ha accolto dichiarandolo cittadino italiano.
In attesa di una legge chiarificatrice della materia, secondo Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, l’ordinanza in questione interviene di fatto, per la prima volta in Italia, riconoscendo la cittadinanza italiana a un ragazzo nato da migranti dando così speranza a tanti giovani che sognano di diventare cittadini italiani.


venerdì 24 maggio 2013

Il sindacato non può stare a guardare mentre una parte della popolazione si rovina con i “gratta e vinci” e gioco d’azzardo.

Il sindacato non può stare a guardare mentre una parte della popolazione si rovina con i “gratta e vinci” e gioco d’azzardo.
L’illusione di arricchirsi è tanta e lo Stato ci guadagna; questo è l’aspetto eticamente più riprovevole
Invece di contrastare il fenomeno, con la repressione ma anche con l’educazione nelle scuole, è preminente l’aspetto economico
L’allarme che lanciamo ci porta a fare alleanza con chi la vede come noi e si sta battendo concretamente.
Appoggiamo e appoggeremo in tutte le sedi l’azione di Riccardo Vizzino di Napoli col suo esposto al Ministro della Sanità.
GIUSEPPE CRISEO
Segretario Generale – Sindacato Europeo dei Lavoratori-www.sindacatoeuropeolavoratori.it
LA GUERRA ALLO STATO BISCAZZIERE é INIZIATA.......
                   NON SI TORNA INDIETRO !!!!!
LA GUERRA ALLO STATO BISCAZZIERE é INIZIATA.......
NON SI TORNA INDIETRO !!!!!

venerdì 8 marzo 2013

Risultato sondaggio Sindacato Europeo su Ata


                                                                                              Sindacato  Europeo dei Lavoratori
sito: http://www.sindacatoeuropeolavoratori.it/
Risultato sondaggio su Ata
Il nostro sondaggio ha riscosso un successo senza precedenti in tutti i settori : i lavoratori in massa hanno risposto alle domande che noi abbiamo posto per renderci conto delle aspettative, dell’organizzazione e degli ambienti di lavoro in Ata a Malpensa.
Alla prima domanda, ritieni che il tuo lavoro sia ben organizzato, la totalità delle persone hanno posto accento negativo.
Un es. di risposta concreta: “mettere nelle postazioni operative personale competente e con esperienza che sappia creare reale sinergia tra i reparti” lascia intendere quanto avviene e  i malumori che ci sono.
La seconda domanda su turni e ferie, pone l’accento sulla programmazione delle ferie che avverrebbe in maniera clientelare e non secondo criteri di alternanza ed equità.
La terza domanda sulle aspettative personali e la possibilità di fare carriera, denota la frustrazione degli addetti, un es.: “far crescere le persone secondo merito” è una delle risposte tipo selezionate tra le tante e che meglio rappresenta lo status attuale.
La quarta domanda sugli ambienti di lavoro, mette in luce la scarsa pulizia e la poca frequenza della medesima negli ambienti di lavoro.
L’ultimo campo del sondaggio lascia piena libertà di commentare e suggerire eventuali problemi e carenze: i mezzi sono uno degli aspetti evidenziati e carenti assieme alla gestione inadeguata.
La segreteria nazionale ringrazia Selimov per l’impegno e la dedizione dedicata all’ascolto dei lavoratori dando esempio concreto di vicinanza del Sindacato Europeo alle problematiche sentite e al disagio di cui ci faremo carico.

Giuseppe Criseo,
Segretario Nazionale
Federazione Dipendenti Aziende Trasporto Aereo- Sindacato Europeo L.
Malpensa,08.03.2013

sabato 26 gennaio 2013

Allerta alimentare: cartoni per pizza al piombo segnalati dal sistema di allerta alimentare della Valle d’Aosta. Si vigili sul territorio nazionale



Dopo che il sistema di allerta alimentare della Valle d’Aosta ha segnalato il ritiro dal mercato di due lotti di cartoni per pizza e calzone a causa di un rischio chimico, in particolare per la presenza di piombo torna in auge la questione della pericolosità delle confezioni e contenitori utilizzati per il trasporto di prodotti alimentari anche quelli più apprezzati e diffusi come la pizza.
Si stima, infatti, che quotidianamente nel Nostro Paese oltre 1,5 milioni di pizze vengono preparate e trasportate in confezioni di cartone, che a norma di legge devono essere prodotte a base di cellulosa vergine.
Sul tema, la nostra normativa è tra le più severe in Europa e vieta l’impiego di materiale riciclato e anche la presenza di scritte all’interno dei contenitori che trasportano questo tipo di alimenti.
La  necessità di  questo genere di precauzioni scaturisce dall’esigenza di evitare qualsiasi contaminazione di un alimento come la pizza che per natura è umido e ricco di grassi  e perciò in grado di estrarre dal cartone sostanze sgradite soprattutto quando viene inserita appena sfornata e quindi calda anche a 60/65°C  e per diversi minuti. Tutte condizioni ideali a favorire la migrazione. Nel cartone riciclato, infatti, non è raro trovare tracce di piombo, ftalati e altre sostanze tossiche.
Secondo quanto riferito dall’allerta in questione, entrambi i lotti sono in corso il ritiro o già ritirati dai punti vendita.
Alla luce di tale notizia, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile da parte delle autorità sanitarie ma anche dei NAS dei carabinieri, un’indagine a campione sul territorio al fine di verificare l’utilizzo corretto di cartoni di cellulosa vergine e non di materiale riciclato.

sabato 19 gennaio 2013

Auto e stranieri

COMUNICATO STAMPA

Sicurezza stradale: più a rischio gli stranieri negli incidenti stradali

C’è chi crede che questo Paese debba essere ancora off limits per gli stranieri, ma ancora non si è reso conto che la storia, le migrazioni degli ultimi anni, la globalizzazione ci stanno rendendo una nazione multietnica con la conseguente evoluzione degli schemi della società cui eravamo abituati modificata anche dalle abitudini della popolazione che pur provenendo da altri paesi ha deciso di risiedere stabilmente nel Nostro.
Sono quasi cinque milioni gli stranieri che risiedono stabilmente in Italia, dei quali ben oltre la metà, circa 2,6 milioni, muniti di patente. Di questi 1,4 milioni hanno conseguito l’abilitazione alla guida in Italia. Mentre sono 2,7 milioni le automobili e più di 250.000 moto, i mezzi intestati agli stranieri.
Chiaramente però, la diversità di abitudini e di comportamenti alla guida che variano da nazione a nazione, la scarsa conoscenza di leggi e regolamenti ma anche della segnaletica nostrana, comportano un aggravamento dei problemi di sicurezza stradale se si pensa che già nel Belpaese normalmente e da decenni i sinistri stradali siano forieri di rilevanti ripercussioni sul nostro sistema economico e sociale. Basti pensare che solo nel 2011 nel Nostro Paese ci sono stati in conseguenza degli incidenti stradali ben 3.860 morti, 292.019 feriti e costi sociali per oltre 28 miliardi di euro, che corrispondono ad una cifra prossima al 2% del PIL nazionale.
Da segnalare che per rimediare agli inconvenienti dettati dalla possibilità di problemi connessi alla difformità delle abitudini alla guida, l’ACI abbia lanciato un programma in tal senso che prevede 1.000 corsi gratuiti di guida sicura l’anno dedicati agli stranieri per tre anni e la realizzazione di un call center multilingue per consulenza legale e tecnica sui problemi legati alla mobilità.
In particolare, le lezioni in questione vengono effettuate presso il centro Aci-Sara di Vallelunga nei pressi di Roma. Il progetto è partito lo scorso anno con la partecipazione di almeno 1.300 automobilisti stranieri che sono stati nominati “Ambasciatori di Sicurezza Stradale”.
Anche nel corso di quest’anno sono previste 18 giornate, che vedranno la partecipazione di 60 “allievi” ciascuna che potranno recarsi a Vallelunga con pullman messi a disposizione dall’organizzazione. Le giornate d’insegnamento si svolgono nei week end e i partecipanti sono selezionati dalle comunità nazionali per far si che ogni gruppo abbia una composizione omogenea.
Una volta superato il corso, i 3.000 stranieri che vi hanno preso parte sono nominati “Ambasciatori di sicurezza stradale” presso le proprie famiglie e le rispettive comunità nazionali, con l’impegno a promuovere il rispetto delle regole e, in particolare, l’importanza dell’uso delle cinture di sicurezza (anche posteriori), dei seggiolini omologati per il trasporto dei bambini, degli auricolari e dei sistemi viva-voce per il cellulare e i pericoli della guida sotto l’effetto di alcol e droghe.
Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene che iniziative del genere debbano avere maggiore diffusione anche in relazione a tutti gli obblighi che vigono in Italia quale quello della copertura R.C. Auto, spesso sottovalutato in quanto non esistente in tutte le nazioni, anche perché è vero che la sicurezza stradale non è una questione di razza o di colore della pelle ed anzi l’educazione in tal senso può costituire un ulteriore ed importante momento di accoglienza e d’integrazione.

venerdì 18 gennaio 2013

Patatine fritte

Alimentazione: le patatine se fritte con extravergine sono anti-invecchiamento


Uno studio del dipartimento di Scienza degli alimenti della facoltà di Agraria dell'Università di Napoli ha preso in esame il ciclo di cottura di una normale friggitrice domestica mettendo fine a un lunga sfida tra i fornelli tra extravergine e semi. Secondo il Consorzio olivicolo italiano Unaprol che ha citato lo studio, le patatine fritte nell'olio extra vergine di oliva non fanno male, sono più digeribili di quelle cotte con altri oli alimentari e anche più ricche di sostanze antiossidanti che combattono l'invecchiamento. Infatti è stato documentato che da ogni 100 grammi di patatine fritte per 7-8 minuti alla temperatura di 180-200 gradi con olio extra vergine, è stato possibile estrarre e dosare tra i 3 e gli 8 mg di sostanze fenoliche antiossidanti.
Il presidente di Unaprol, Massimo Gargano ha dichiarato che "L'olio extra vergine di qualità resiste alle elevate temperature meglio di altri oli alimentari per il basso contenuto di componenti polinsaturi e per la presenza di antiossidanti, anche dopo diverse ore di frittura continua.Peccato che di patate fritte con l'olio extra vergine di oliva, ve ne siano ancora così poche in commercio".
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” questo è possibile perché durante la frittura l'olio extra vergine rilascia parte degli antiossidanti più idrosolubili (idrossitirosolo), arricchendo i cibi fritti di questi benefici componenti naturali.

martedì 8 gennaio 2013

Preservativi falsi

COMUNICATO STAMPA

Milioni di preservativi falsi contrabbandati in Europa, negli ultimi 18 mesi, aumentando il rischio di malattie sessualmente trasmissibili

Che la contraffazione non conoscesse limiti né frontiere è un dato di fatto, ma che si arrivasse a tanto è difficile arrivare a pensarlo. Giunge dal Regno Unito, infatti, un allarme che potrebbe far sorridere, ma è più serio di quanto si pensi: milioni di preservativi prodotti in Estremo Oriente che utilizzano materiali meno costosi tanto da renderli molto meno resistenti degli standard normali, avrebbero invaso i mercati europei negli ultimi 18 mesi. A denunciarlo in Italia è lo “Sportello dei Diritti”.
L’MHRA, l'agenzia governativa britannica che si occupa della regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari ha preso così sul serio l’allarme che ha fatto impiegare cani addestrati per scovare i preservativi contraffatti che sono riusciti a consentire sequestri di notevole entità sia all'aeroporto di Heathrow, che nello Yorkshire.
I condom fasulli, secondo gli esperti, utilizzano materiali a basso costo e potrebbero aumentare i rischi di malattie sessualmente trasmissibili o portare a gravidanze indesiderate.
I contraffattori sono persino riusciti a copiare marchi ben noti per convincere sulla genuinità dei prodotti falsi, mettendoli sul mercato al posto di quelli originali.
I profilattici contraffatti, come si diceva, verrebbero prodotti in Estremo Oriente ed acquistati per pochi centesimi e poi venduti a prezzi di mercato.
Non avendo a disposizione dati su eventuali sequestri in Italia, e raccogliendo l’allarme lanciato dalle autorità britanniche e da alcuni media del paese d’oltremanica, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ritenendo auspicabile un’intensificazione dei controlli da parte delle autorità sanitarie, invita, al contempo, tutti i cittadini a rivolgersi solo a farmacie e rivenditori ritenuti generalmente affidabili per l’acquisto di preservativi anche perché i falsi sono stati scoperti principalmente in attività commerciali nei quali non vengono abitualmente venduti e addirittura sulle bancarelle dei mercati.

lunedì 7 gennaio 2013

Gli italiani poveri risparmiano sul riscaldamento

COMUNICATO STAMPA

Le famiglie italiane tagliano il riscaldamento. La cosiddetta “fuel poverty” colpisce anche gli italiani. L’impennata delle bollette energetiche e la crisi stanno costringendo a spegnere le caldaie nel pieno dell'inverno

Nel Regno Unito la chiamano “fuel poverty”, che detta in parole italiane è quel fenomeno d progressivo impoverimento delle famiglie che le costringe a dover tagliare il riscaldamento a causa dei costi sempre maggiori delle bollette energetiche e alla difficoltà di arrivare a fine mese.
Un sondaggio effettuato nel paese d’Oltremanica ha rilevato che arriva al 23 % il numero delle famiglie costrette a scegliere tra l’alimentazione dei loro bambini e il “normale” riscaldamento delle proprie case, mentre molti si stanno imbacuccando con vestiti extra e coperte per cercare di mantenersi più al caldo anche nella propria dimora. Il 56 %, invece spegne la caldaia quando i propri piccoli sono a scuola o comunque fuori casa.
E le previsioni non sono rosee: gli esperti arrivano a dire che il numero di famiglie colpite da “fuel poverty” raddoppierà entro il 2016.
Se in Gran Bretagna è soprattutto l’impennata dei costi energetici a causare queste drammatiche situazioni che hanno una diffusione senza precedenti negli ultimi tre decenni, in Italia le segnalazioni che giungono allo “Sportello dei Diritti” sono nello stesso segno, ma aggravate da una crisi economica ancor più evidente anche se forse non si è giunti al picco anche perché l’inverno che stiamo vivendo è senz’altro più mite di quello dei paesi del nord Europa.
La colpa di questa situazione per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” va ricercata nelle ricette assolutamente sbagliate per uscire dalla crisi che sono state indirizzate ad assurdi tagli che sono andati a colpire i comuni che perlomeno potevano garantire livelli minimi di assistenza o qualche sussidio specie nei confronti dei più disagiati, ma anche da insane politiche energetiche nazionali, anche quelle degli ultimi anni che continuano a privilegiare le fonti fossili che in quanto tali sono destinate ad esaurirsi e ad un aumento continuo e costante dei costi, a danno delle cosiddette rinnovabili. È evidente, che anche in Italia come nel Regno Unito, siano le lobby dei petrolieri e dei magnati del “gas naturale” ad influenzare tali assurde strategie energetiche che porteranno ancora più danni nel corso dei prossimi anni.
Agli italiani non resta che affidarsi alle bizzarrie del tempo, sperando in inverni miti anche in futuro a meno che il prossimo governo non cambi rotta. Ma anche in questo, per ciò che si prepara all’orizzonte, lasciateci il beneficio di dubitare.

martedì 1 gennaio 2013

Pubblicità' Kilocal

COMUNICATO STAMPA

Pubblicità Kilocal: censurata per la quinta volta la campagna pubblicitaria dell'integratore alimentare di Pool Pharma.

Censurata per l'ennesima volta la pubblicità di KilocalArmonia donna in data 18 dicembre 2012.
L'integratore alimentare di Pool Pharma contiene un estratto di trifoglio rosso che secondo l'azienda "aiuta a ridurre il calo del desiderio", e serve"per ritrovare l'equilibrio e l'armonia della coppia". Oggettivamente secondo l'Istituto di autodisciplina pubblicitaria il messsaggio pubblicizza effetti e proprietà che esulano da quelli ad esso riconoscibili. Parole come per ritrovare l'equilibrio e l'armonia della coppia", "aiuta a ridurre i cali di desiderio" conferiscono al prodotto proprietà non dimostrate. Siamo di fronte a frasi senza senso prive di supporto scientifico che Kilocal usa abitualmente nelle sue pubblicità. Anche la promessa di "combattere vampate di calore e sbalzi d'umore" è assolutamente inventata.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” oramai l'integratore alimentare di Pool Pharma da anni colleziona censure che con quest’ultima arriva a cinque e nonostante il corposo numero di condanne continua a raccontare bugie nei messaggi per motivi affini. Infatti nel 2002 l’Antitrust condanna lo slogan in cui si diceva che“basta una pillola: di Kilokal per sconfiggere il grasso”. Succesivamente nel 2003 perché l’integratore veniva descritto come “la compressa del dopopasto”, che ha la proprietà di eliminare le calorie in eccesso prima che si depositino sotto forma di grassi “; nel 2004 poiché vengono ritenute ingannevoli le parole di uno spot che invita a “Non rinunciare al piacere della tavola, Kilokal preso dopo i pasti... riduce le calorie" e nel 2010 l'Antitrust censura il messaggio “Non rinunciare al piacere della tavola! Kilocal, preso dopo un pasto abbondante, riduce le calorie e sgonfia la pancia” condannando la società Pool Pharma a una multa di 200 mila euro.